STORIA DI UN GATTINO NON VOLUTO, CHE TROVO' POI UNA FAMIGLIA.
C’era una volta un gattino che era venuto al mondo da pochi mesi, era gracilino e con una voglia di vivere ed essere amato davvero grande.
Un giorno di ferragosto quelle persone di cui lui si fidava e credeva di essere amato, lo abbandonarono in un giardino di una villetta tri familiare.
Sporco e infreddolito si mise a miagolare con tutta la forza che aveva nei suoi piccoli polmoni, fortunatamente qualcuno che pochi attimi prima stava dormendo, sentendo questo lamento, corse giù per le scale per vedere cosa fosse successo.
La ragazza già possedeva un altro gatto e pensava che gli fosse capitato qualcosa, ma subito fu sorpresa nel vedere che quel lamento straziante, proveniva da un gattino, tutto coda e orecchie.
In un primo momento non sapendo bene come comportarsi, la ragazza si avvicinò cercando di prenderlo, ma lui non ne voleva sapere; fece per allontanarsi e lui la seguì, tentò di prenderlo di nuovo, e questa volta si lasciò accarezzare e prendere in braccio.
Fu la questione di un attimo e lui si accoccolò nell’incavo tra collo e spalla, entrambi non sapevano che quello era l’inizio di una grande storia di fedeltà e amicizia.
Entrarono in casa e dato che il gattino era sporchissimo, la ragazza gli fece un bagnetto, lui ne fu felice, si fidava di quelle dolci mani che con delicatezza lo insaponavano e lavavano.
Leggermente infreddolito, fu subito asciugato e messo al calduccio di un plaid.
Sembrava che gradisse tutte quelle attenzioni, gli piaceva essere coccolato e preso in braccio.
La ragazza contemporaneamente però doveva sbrigare alcune piccole faccende in casa quindi credendo che dormisse lo appoggiò delicatamente sul divano, ma fu la questione di pochi secondi che appena si accorse che lei non c’era incominciò a gironzolare per casa, salire sui mobili e incominciare di nuovo a miagolare come un disperato; lei allora lo riprese in braccio e mentre lui dormiva beatamente, continuò a fare le sue cose.
La ragazza era preoccupatissima di come dirlo ai suoi familiari, perché era stata lei stessa a dire che non voleva più gatti, dopo la morte prematura della sua amata gattina, solo l’altro gatto Inuyasha, che però soffriva di una grave malattia immunitaria e non sarebbe vissuto poi molto di più.
Fortunatamente tutto andò per il meglio, i suoi lo accettarono e lo adoravano, forse perché era così piccolino, divenne ben presto il padrone e non solo dei loro cuori.
Le prime difficoltà si fecero sentire quando la famiglia dovette andare al paese dei Nonni e il gattino necessariamente doveva partire con loro dato che da solo si sarebbe risentito abbandonato, anche se c’era Inuyasha a casa, la ragazza non se la sentì di lasciarlo.
Partenza in apparenza tranquilla, lui miagolava un po’ nel trasportino ma era accettabile.
Dopo pochi minuti il suo lamentarsi divenne straziante e il viaggio un vero incubo, la ragazza provò a metterselo in braccio per calmarlo ma era inutile si dimenava e piangeva, quindi l’unica cosa da fare era lasciarlo dov’era.
Finalmente arrivati uscito dal trasportino si adattò alla nuova situazione, come se avesse vissuto lì da una vita.
Il ritorno a casa ennesimo incubo ma siccome era stanchissimo, si addormentò distrutto poco dopo.
Altro problema fu il rapporto con Inuyasha, l’altro gatto di casa, ci fu un primo momento in cui non si sopportavano e immancabilmente il gattino ci prendeva le zampate.
Dopo breve tempo anche il loro rapporto maturò, si adoravano, dormivano sempre insieme ed erano inseparabili.
Scheggia, questo era il nome che poi la ragazza diede al gattino, cresceva beatamente, amato, coccolato e viziato a più non posso da tutti i membri della famiglia; però continuava ad avere momenti in cui piangeva come un disperato, senza che ci fossero motivi.
La ragazza continuava a ripetergli, che non l’avrebbe abbandonato e che ormai era parte della famiglia e lui come se capisse le sue parole si tranquillizzava.
Il tenero batuffolo cresceva sempre di più, anche se aveva meno di un anno, e arrivo anche il momento in cui doveva necessariamente essere sterilizzato.
L’impatto Scheggia - trasportino? Scheggia uno e trasportino zero! Per fortuna il veterinario era a pochi passi da casa!
Lasciarlo dal veterinario poi fu più traumatico per la ragazza che per lui, che fu sedato e nel giro di qualche minuto era steso inerme, come senza vita.
La ragazza non vedeva l’ora di riprenderlo, e quando lo rivide, fu contenta che tutto fosse andato bene.
La convalescenza fu un incubo, lui non c’era verso che volesse rimanere solo, e quindi per circa cinque giorni, quando giungeva l’ora di dormire, lei se lo prendeva accanto sul divano e tentava invano di addormentarlo, perché bè lui tutto faceva tranne che dormire.
Le nottate la ragazza, con quello strambo esserino alla fine le passavano insonni, lui che era tutto felice che qualcuno lo facesse giocare, e quando finalmente si addormentava sfinito, era l’ora per lei invece di alzarsi.
Il tempo passava inesorabile, purtroppo un evento sconvolse la ragazza, Inuyasha l’altra adorata belva dopo un’operazione dovuta a un’infezione morì, purtroppo la sua malattia non lo rendeva abbastanza forte da superare la cosa, solo che la ragazza era ben consapevole del rischio che avrebbe corso, ma la scelta era farlo morire pian piano ma di fame perché quell’infezione gli impediva di mangiare.
Scheggia come se era consapevole che ormai il suo compagno di avventure non c’era più la prima cosa che fece, era mettersi a dormire come Inuyasha, sulla sedia sotto il tavolino, al riparo da sguardi indiscreti.
Quante volte la ragazza trovava Inuyasha rintanato lì sotto consapevole che nessuno lo avrebbe mai disturbato!
Contemporaneamente inaspettatamente sopraggiunse un altro esserino dal pelo rosso, anche lui spuntato dal nulla, la notte dormiva nel garage di casa della ragazza e il giorno cercava cibo, dove capitava.
La ragazza chiese ai vicini se lo volevano perché lei non era intenzionata a prendersene cura.
In un primo momento questi ultimi si presero cura del cucciolo, ma ben presto non gli diedero più da mangiare e la ragazza dovette rimboccarsi le maniche e cercare di dargli un’altra sistemazione, presso qualcuno che lo amasse seriamente.
Van Gogh, questo il nome che le fu dato dalla ragazza, era difficile da gestire perché aveva paura di tutto, ma andava molto d’accordo con Scheggia, questo alla fine la fece desistere dal trovargli un’altra famiglia, perché in fondo ormai la sua famiglia l’aveva già.
Finalmente tutto procedeva per il meglio, Scheggia e Van Gogh, si adoravano, e ben presto la ragazza si rese conto che ormai era impossibile separarli, erano come due fratelli.
Quel gattino tutte orecchie e coda stava diventando grande e non solo di età ma anche di dimensioni. Già, era un adorabile ciccione, che con il fatto di esser stato abbandonato le aveva tutte vinte e con lui, anche il suo fratello diverso.
La ragazza però ora non saprebbe cosa fare senza di entrambi e loro senza di lei.
Ormai sarebbero stati una pazza famiglia allargata per il resto dei loro giorni.
FraB